“Nei baci lunari”, la poesia di Renée Vivien tradotta da Raffaela Fazio: un’intervista.

[scorrere in basso per ascoltare la poesia “Parole sospirate” di Renée Vivien]

Viviana Fiorentino: Come hai incontrato la poesia di Renée Vivien e perché hai deciso di tradurla?

Raffaela Fazio: L’incontro con Renée Vivien è frutto di una ricerca mirata. Mi ero prefissa una sfida: tradurre dal francese un poeta scarsamente conosciuto in Italia, che avesse vissuto all’inizio del secolo scorso (o a cavallo dei due secoli). Penso infatti di poter contribuire, con il mio lavoro, alla “trasposizione” poetica in maniera originale e convincente se mi occupo di aspetti che non sono stati al centro dell’attenzione di altri specialisti e/o che differiscono dalla loro linea “operativa”. Mi riferisco in particolare alla resa musicale, in italiano, di testi in rima/ forma chiusa. È un po’ quello che è avvenuto con l’autore di cui mi sono occupata precedentemente, dall’inglese: Edgar Allan Poe (in “Nevermore. Poesie di un Altrove”, pubblicato nel 2021 sempre con Marco Saya Edizioni). Quando mi sono imbattuta in Renée Vivien sul web, ho capito che lei faceva proprio al caso mio. La sua scrittura mi ha subito conquistata. E poi, ho scoperto la sua vita. La vita difficile di una donna complessa, che ha conosciuto passioni e delusioni, come pure pregiudizi ed esclusioni ai suoi tempi, seguiti da strumentalizzazioni riduttive ai nostri, a causa della sua omosessualità. Non ho potuto resistere. Dunque, riassumendo, ho deciso di tradurre Renée Vivien perché mi piace la sua poesia (e ho pensato che potesse essere riproposta all’attenzione del pubblico italiano rimuovendo qualche preconcetto) e perché ho creduto di apportare qualcosa di diverso rispetto a quello che già esiste.

Viviana Fiorentino: Cosa intendi per “trasposizione” poetica?

Raffaela Fazio: L’esercizio della traduzione poetica è, a mio parere, una trasposizione, nel senso che è un riposizionarsi sull’altra riva, dopo aver attraversato il fiume. Non si tratta di traghettare qualcosa, ma di ricreare quasi “fisicamente”, con una nuova lingua, ciò che l’immersione nell’opera originale ha suscitato in noi. Per fare questo, occorre un buon equilibrio tra rigore e creatività.

Viviana Fiorentino: Ci racconti qualcosa di più della vita di Renée Vivien?

Raffaela Fazio: Renée Vivien nasce a Londra l’11 giugno 1877, con il nome di Pauline Mary Tarn, in un’agiata famiglia di commercianti. Il padre, scozzese, muore quando lei ha solo nove anni; con la madre, statunitense, Pauline non andrà mai d’accordo. La Francia diventa ben presto il paese di adozione di Pauline, il paese che lei ama. Là vi soggiorna fin dall’infanzia. E là, a Parigi, conosce Violet Shillito, figlia di un industriale americano di Cincinnati. Le due sono non solo compagne di studio, ma amiche inseparabili. Grazie a Violet, Pauline incontra a Parigi un’altra poetessa americana, Natalie Clifford Barney, che sarà l’oggetto di una passione divorante. Violette e Natalie rappresentano in un certo senso i due poli della poesia di Pauline, che scriverà sempre in francese e assumerà lo pseudonimo di Renée Vivien. Violet, riservata, riflessiva, muore prematuramente di tifo a Cannes nel 1901, all’età di ventiquattro anni. Natalie, che la Parigi-Lesbo chiama “l’Amazzone”, è radiosa, disinibita nelle sue relazioni amorose, infedele. Pauline, lunare, ossessionata dalla morte fin dall’infanzia, solitaria, sembra la figura complementare all’espansiva Natalie. Tra rotture e riprese, la loro sarà una storia tormentata. Renée si spegne per esaurimento fisico e morale, alcol, abuso di cloralio e anoressia il 18 novembre 1909. Natalie le sopravvivrà di molti anni, morendo nel 1972. Il suo salotto, soprannominato “il tempio dell’Amicizia”, è uno degli ultimi della capitale francese; là si sono riuniti per oltre cinquant’anni gli intellettuali della Parigi cosmopolita. Renée Vivien, in un periodo così breve di vita, scrive una decina di sillogi poetiche, tra cui tre postume, alcuni racconti, un romanzo.

Viviana Fiorentino: Credi che in altri paesi sia più conosciuta che in Italia?

Raffaela Fazio: La Francia l’ha riscoperta recentemente, dopo un periodo di oblio, anche se esiste un premio letterario in suo onore dal 1935, il Prix Renée Vivien, destinato a poeti francofoni. In Inghilterra credo sia più conosciuta che in Italia. In altri paesi non so.

Viviana Fiorentino: Quali potrebbero essere le ragioni dell’oblio, soprattutto in Francia? So che è una domanda difficile e che spesso richiede più piani di analisi, ma ti chiedo la tua opinione da poeta, traduttrice e amante della letteratura.

Raffaela Fazio: Sì, è una domanda difficile per me che non sono né una biografa, né una critica, né una storica della letteratura. Posso solo fare ipotesi. Poiché l’oblio non è sicuramente legato alla qualità della scrittura di Renée Vivien, deve dipendere da fattori congiunturali, ovvero da mode o da pregiudizi che influenzano non solo l’interesse del pubblico, ma anche quello di chi promuove la diffusione di un autore piuttosto che un altro. E il fatto che le opere di Renée siano in un certo senso “monotematiche”, incentrate sull’amore femminile, forse ha svolto un ruolo non così positivo. Altro, in tutta sincerità, non saprei dire.

Viviana Fiorentino: Cosa ti piace e interessa della sua poesia?

Raffaela Fazio: La bellezza dei versi che, tramite l’effetto incantatorio della musica, creano atmosfere profondamente suggestive. La forza e la libertà dell’espressione. Le sue pulsioni contrastanti, fatte di accensioni improvvise, languori, scatti di repulsione e rabbia, aneliti mistici, grande sensualità. Figlia del decadentismo e del simbolismo dell’epoca, Renée si porta dentro anche il classicismo e il romanticismo, per poi scardinare ogni etichetta. Costante, nella sua scrittura, è la sublimazione del reale, il desiderio di qualcosa che le è sempre sfuggito nella vita e che forse solo la poesia ha saputo darle.

Viviana Fiorentino: Ci fai un esempio con una sua poesia e la tua traduzione?

Raffaela Fazio: Un esempio di coesistenza ossimorica di attrazione/repulsione è la poesia “Ressemblance inquiétante”, “Somiglianza inquietante”, di cui trascrivo l’ultima quartina:

Je te hais, mais ta souple et splendide beauté
Me prend et me fascine et m’attire sans cesse,
Et mon cœur, plein d’effroi devant ta cruauté,
Te méprise et t’adore, ô Reptile et Déesse !

*

Ti odio, eppure molle l’estrema tua bellezza

mi ammalia, mi cattura, mi attira ancora e ancora
e il cuore che è atterrito dalla tua spietatezza
ti disprezza, Rettile e Dea, e insieme ti adora!

*

Come esempio di idealizzazione, citerei invece la prima strofa di “À la femme aimée”, “Alla donna amata”:

Lorsque tu vins, à pas réfléchis, dans la brume,

Le ciel mêlait aux ors le cristal et l’airain.

Ton corps se devinait, ondoiement incertain,

Plus souple que la vague et plus frais que l’écume.

Le soir d’été semblait un rêve oriental

De rose et de santal.

*

Con andatura assorta arrivasti nella bruma: 

il cielo univa allora cristallo e bronzo all’oro.

Il tuo corpo s’intuiva ondeggiare insicuro,

fluttuante più dell’onda, più fresco della schiuma.

Era la sera estiva un sogno dell’Oriente

di rosa e sandalo fragrante.

Viviana Fiorentino: Quali difficoltà hai incontrato nella traduzione?

Raffaela Fazio: Le difficoltà che ho incontrato nella traduzione sono al contempo i motivi che mi hanno spinta a scegliere questa autrice. Prima di entrare nel merito, vorrei fare una premessa, ricordando quanto sia importante che ogni traduttore abbia una serie di principi e una scala di priorità, sforzandosi poi di applicarli con coerenza. Personalmente, ritengo essenziali i seguenti aspetti: l’estetica del testo di arrivo (che deve essere anch’esso poesia); la fedeltà al senso e all’intento dell’autore; la resa della musicalità; la rievocazione delle stesse immagini; il rispetto, per quanto possibile, del lessico originale.

Essendo la poesia di Renée Vivien una poesia più emotiva che concettuale, tutta incentrata sulla musica, la sfida è stata quella di trasporre in italiano la sonorità del verso francese, ricreando attraverso il flusso fonico le immagini volute da Renée. In Renée, la musica è come lo spazio teatrale dentro il quale prende vita la scena. Per restituire questa dimensione, ho tentato di far corrispondere alla rima del testo originale non necessariamente la rima (operazione che risulterebbe forzata), ma un’assonanza/consonanza tale da suggerire la musicalità di partenza. In ciò, sono rimasta naturalmente fedele all’intento dell’autrice, senza ricorrere a invenzioni o sconti o innesti che modifichino il significato. Le libertà che mi sono permessa (e che a mio parere non sono veri tradimenti) si collocano a livello sintattico: spostamento di parole o di sintagmi; resa implicita di similitudini esplicite, e ellissi (per alleggerire il testo ed evitare traduzioni prosaiche) o, al contrario, ridondanza (a fini metrici e di ritmo); uso di metonimie; sostantivazione; resa di verbi o aggettivi come predicati nominali; passaggio dalla forma attiva alla forma passiva del verbo e viceversa; dal polisindeto all’asindeto; da frasi ipotattiche a frasi paratattiche; traduzione dell’ambivalenza/ polisemia di un termine con l’impiego di due; accorpamento di due sinonimi (soprattutto se usati in un’allitterazione non riproducibile) in un’unica parola, ecc.

Ritratto di Renée Vivien realizzato da Otto Wegener (conservato presso gli Smithsonian Institution Archives).

Viviana Fiorentino: Puoi scegliere una delle poesie che ti ha dato più filo da torcere e quella in cui la musicalità e le immagini volute dall’autrice sono riuscite in tutta la loro vividezza anche nella traduzione italiana?

Raffaela Fazio: Non posso citare per intero la poesia che mi ha dato più filo da torcere, perché è la più lunga (14 quartine). S’intitola “Psappha revit”, “Saffo rivive”. Già il titolo è un problema, perché, scegliendo di rinunciare alla “a” finale del nome per motivi di chiarezza, ho rinunciato anche a una sfumatura classicista.

Posso però riportare qua sotto una quartina, con la sua traduzione:

Nos lunaires baisers ont de pâles douceurs,

Nos doigts ne froissent point le duvet d’une joue,

Et nous pouvons, quand la ceinture se dénoue,

Être tout à la fois des amants et des sœurs.

*

Nei baci lunari, dolcezze biancheggianti.

Al tatto non si offre, su una guancia, la peluria.

Ci è così concesso, se si slaccia la cintura,

di essere sorelle ed al contempo amanti.

Una poesia più breve e più semplice, che non mi ha posto grandi difficoltà nella restituzione sia delle immagini che della musicalità, è “Chanson”, “Canzone”:

Chanson

Comment oublier le pli lourd

De tes belles hanches sereines,

L’ivoire de la chair où court

Un frémissement bleu de veines ?

N’as-tu pas senti qu’un moment,

Ivre de ses angoisses vaines,

Mon âme allait éperdument

Vers tes chères lèvres lointaines ?

Et comment jamais retrouver

L’identique extase farouche,

T’oublier, revivre et rêver

Comme j’ai rêvé sur ta bouche ?

*

Canzone

Come scordare la piega pesante

delle tue anche belle e serene,

la carne d’avorio su cui fremente

corre l’azzurro delle tue vene?

Non hai sentito che, per un istante,

ebbra di quelle sue vane pene,

l’anima mia errava follemente

verso le tue amate labbra lontane?

Un’estasi feroce ad essa uguale

come potrei ritrovarla mai,

scordarti, rivivere e sognare

come sulla tua bocca sognai?

Qui, un video con la mia traduzione del testo sopracitato:

Leave a comment

Create a free website or blog at WordPress.com.

Up ↑

Design a site like this with WordPress.com
Get started