letturefuoricatalogo #13 | Marta Fabiani, una poeta da riscoprire

Photo credit: Clelia Lombardo

#letturefuoricatalogo è una rubrica che si propone di presentare testi difficili da reperire e non più ripubblicati. Il primo volume è Poesie (Edizioni S. Marco dei Giustiniani, 1985) di Marta Fabiani. Ogni mese leggeremo due poesie da questo libro, proponendo il testo di una poesia e una lettura audio.

Oggi, sfogliamo il libro insieme e leggiamo la tredicesima poesia dalla raccolta Poesie (Edizioni San Marco dei Giustiniani, 1985).

[Scorrere in basso per ascoltare la poesia]

Mi nacque una sorella, quel giorno
ma non potè frugar le mie stoviglie
né appannarmi la tazza, né dividere
gli abbracci della madre sulla culla –

In corsa la sentivo tintinnare
con le monete sparse nelle tasche
e nei giochi dividersi le vincite
fino alla solitudine del letto –
Io le mostravo l’ora dello spettro
simulando barriere di saggina
ma lei non esitava a far carriole
di libri usati, e avanzi di cantina –

Passammo per le case dell’età
e ci fermammo a una bicocca, accesa:
un lumino perenne vi guazzava
si era giunte al niente che raddoppia –

Io presi posto sul soppalco vuoto
e feci l’altalena: lei guardava
e non per farsi coraggio rintuzzava
le muffe con il panno del suo abito –

Intingere le scarpe nella pece
mi sarebbe piaciuto, un’altra volta,
le scommesse ripetere a ogni stanza
e ordire la rivolta nel collegio –

La vidi invece scendere le scale
di un refettorio austero, dove ogni zuffa
pareva sopirsi nella luce
che indicava a ciascuno la pagnotta –

Un maestro ci vide, e ci compianse
seguitando a drizzare con le braccia
il corso del suo gregge nel cortile,

morbidi canti andavano a snodarsi
a spasso, verso un temporale –

L’ora reclama a sé le sue rugiade
a chi vuole addensarle sono nubi
il profugo vagheggia un temporale
che sieda tutti quanti alfine a tavola
ma inutilmente –

Una fumata lenta fu la strenna
che dissipò nell’aria la sua coda,
la fanciulla alla moda che sciupò
stoffa, per eseguire un nodo più conforme
ai lineamenti, ricevette
l’ultima visita del merciaio: pagato il conto
restò padrona nella casa vuota.

Marta Fabiani nacque nel 1953 a Pavia. I suoi interessi poetici furono rivolti fin da subito al mondo anglosassone: nel 1979 tradusse e curò, per la casa editrice Guanda, l’epistolario della poeta americana Sylvia Plath (su cui incentrò la sua tesi di laurea in Psicologia); successivamente lavorò alla traduzione della poeta inglese Christina Rossetti. Nel 1977, pubblicò il suo primo libro di poesie, Maratona (Cooperativa Scrittori), di cui ha già parlato sul nostro blog Marco Scarpa qui. Marta Fabiani fu un’artista poliedrica: giornalista, ballerina e autrice di commedie radiofoniche per la Radio della Svizzera Italiana. A New York, dove visse due anni, studiò recitazione con i maestri dell’Actor’s Studio. Visse poi a Milano. Le poesie Nanerane apparvero sulla rivista «POESIA» nell’ottobre del 1990 (n. 33/anno III). Nel 2002, apparve Ballate dell’odio e del disamore (Manni). Morì nel 2014: Franco Manzoni ne diede notizia sul «Corriere della Sera» l’1 luglio 2014. Riconosciuta da autori come Raboni, Porta, Majorino, il suo volume Poesie venne prefato da Maurizio Cucchi. Nel 2017 Maria Pia Quintavalla, Giancarlo Majorino e Franco Manzoni hanno ricordato Marta Fabiani e la sua poesia in un intervento commosso che può essere visto qui.

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