#letturefuoricatalogo #1 | Marta Fabiani, una poeta da riscoprire

#letturefuoricatalogo è una rubrica che si propone di presentare testi difficili da reperire e non più ripubblicati. Il primo volume è Poesie (Edizioni S. Marco dei Giustiniani, 1985) di Marta Fabiani. Ogni mese leggeremo due poesie da questo libro, proponendo il testo di una poesia e una lettura audio.

Marta Fabiani nacque nel 1953 a Pavia. I suoi interessi poetici furono rivolti fin da subito al mondo anglosassone: nel 1979 tradusse e curò, per la casa editrice Guanda, l’epistolario della poeta americana Sylvia Plath (su cui incentrò la sua tesi di laurea in Psicologia); successivamente lavorò alla traduzione della poeta inglese Christina Rossetti. Nel 1977, pubblicò il suo primo libro di poesie, Maratona (Cooperativa Scrittori), di cui ha già parlato sul nostro blog Marco Scarpa qui. Marta Fabiani fu un’artista poliedrica: giornalista, ballerina e autrice di commedie radiofoniche per la Radio della Svizzera Italiana. A New York, dove visse due anni, studiò recitazione con i maestri dell’Actor’s Studio. Visse poi a Milano. Le poesie Nanerane apparvero sulla rivista «POESIA» nell’ottobre del 1990 (n. 33/anno III). Nel 2002, apparve Ballate dell’odio e del disamore (Manni). Morì nel 2014: Franco Manzoni ne diede notizia sul «Corriere della Sera» l’1 luglio 2014.

Riconosciuta da autori come Raboni, Porta, Majorino, il suo volume Poesie venne prefato da Maurizio Cucchi. Nel 2017 Maria Pia Quintavalla, Giancarlo Majorino e Franco Manzoni hanno ricordato Marta Fabiani e la sua poesia in un intervento commosso che può essere visto qui.

Oggi, sfogliamo il libro insieme e leggiamo la prima poesia dalla raccolta Poesie (Edizioni San Marco dei Giustiniani, 1985).

Cos’era quello strepitio di sera?
I pizzichi nel letto? La paura?
Cos’era che non potevo dire
a chi leggeva un libro stancamente
per farmi dormire?

Fuori non c’erano alberi, ma un cantiere
cha macinava pietre: ma da lontani
alberi venivano le schiere, a dirmi:

Quando credi che sia notte
è solo abbaglio, ma dormi
e non pensare troppo, piccolino
perché il riposo è giusto –

Questo dicevano i morti
i buoni morti dalle facce vuote.

Leave a comment

Create a free website or blog at WordPress.com.

Up ↑

Design a site like this with WordPress.com
Get started