letturefuoricatalogo #12 | Marta Fabiani, una poeta da riscoprire

Photo credit: Clelia Lombardo

#letturefuoricatalogo è una rubrica che si propone di presentare testi difficili da reperire e non più ripubblicati. Il primo volume è Poesie (Edizioni S. Marco dei Giustiniani, 1985) di Marta Fabiani. Ogni mese leggeremo due poesie da questo libro, proponendo il testo di una poesia e una lettura audio.

Oggi, sfogliamo il libro insieme e leggiamo la dodicesima poesia dalla raccolta Poesie (Edizioni San Marco dei Giustiniani, 1985).

[Scorrere in basso per ascoltare la poesia]

La paura e la fretta, lì d’intorno
avevan consumato le mie suole:
fu facile, perciò, farti promettere
un ricovero asciutto, e altre suole –

io mai m’innamora di uno stivale
tu sì, di questi miei,
e grazia ti pareva la sporcizia
e accarezzavi i fili – filistei!

Io piansi nel mio letto: a che serviva
aver ballato tanto alla tua porta
se il ballo proseguiva per la scopa
il fumo e la caligine – senza scorta?

Ma non riconoscevi altro destino
a me che d’indossare i miei calzari,
portarli tronfi a spasso nel mattino
farli dormire accanto ai nostri lari –

il lupo diventava una servetta
e l’invidia nostra fattorina
la si mandava qua e là di fretta
a riscuotere chiacchiere e farina –

chiesi al gelso due zoccoli per riprendere
il cammino che a tutti era noto
ma da una cesta fece capolino
il pungitopo e mi annunciò l’inverno:
che fosse maniscalco pure lui? –

o fortunata
pulce dell’acquaio, tarma della farina, tarlo
che in un sacco consumi il tuo appetito
fino al dì del giudizio!

Mi scelsi un bel tappeto per dormire
e a letto non tornai: un arabesco
fiorì sulla mia destra e due cammelli
dalle mie mani, alti candelabri –

M’immaginai calzar scarpe di seta
in un soffio di luce, quand’ecco
randagia la bufera suonò tetra
alla porta, ed era mezzodì –

mezzanotte dell’anno! Raccattai
le molle dal camino, e i miei calzari
sospesi alla fornace, sporgendomi
cautamente come un birichino…

Suonarono le tredici nel fumo
poi l’aria ristagnò, inebetita,
e prese a raffreddarsi lentamente. Del fumo
io sola rimasi divertita –

Delle scarpe non fece una parola
né io né lui come me, quella sera –
Da quel giorno non sono più curiosa
che venga primavera –

Marta Fabiani nacque nel 1953 a Pavia. I suoi interessi poetici furono rivolti fin da subito al mondo anglosassone: nel 1979 tradusse e curò, per la casa editrice Guanda, l’epistolario della poeta americana Sylvia Plath (su cui incentrò la sua tesi di laurea in Psicologia); successivamente lavorò alla traduzione della poeta inglese Christina Rossetti. Nel 1977, pubblicò il suo primo libro di poesie, Maratona (Cooperativa Scrittori), di cui ha già parlato sul nostro blog Marco Scarpa qui. Marta Fabiani fu un’artista poliedrica: giornalista, ballerina e autrice di commedie radiofoniche per la Radio della Svizzera Italiana. A New York, dove visse due anni, studiò recitazione con i maestri dell’Actor’s Studio. Visse poi a Milano. Le poesie Nanerane apparvero sulla rivista «POESIA» nell’ottobre del 1990 (n. 33/anno III). Nel 2002, apparve Ballate dell’odio e del disamore (Manni). Morì nel 2014: Franco Manzoni ne diede notizia sul «Corriere della Sera» l’1 luglio 2014. Riconosciuta da autori come Raboni, Porta, Majorino, il suo volume Poesie venne prefato da Maurizio Cucchi. Nel 2017 Maria Pia Quintavalla, Giancarlo Majorino e Franco Manzoni hanno ricordato Marta Fabiani e la sua poesia in un intervento commosso che può essere visto qui.

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