di Valentina Di Cesare e Viviana Fiorentino

Sandra Madu nasce in Nigeria nel 1997. Giunge in Italia ancora bambina, con la famiglia. Si laurea nel 2019 presso l’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo” in Lingue e Letterature Straniere con una tesi che indaga la particolare identità dinamica dei migranti. Vive a Milano dove studia presso l’Università Statale. Svolge l’attività di mediatrice interculturale a Monza. Nidi vuoti è la sua prima raccolta poetica (Premio Ossi di Seppia 2019; finalista Concorso Lingua Madre 2020).
Valentina e Viviana: La cultura Igbo influisce in qualche modo nella poesia che scrivi in italiano?
Sandra Madu: Sì. Scrivo poesie pensate soprattutto per la voce, come un meccanismo sonoro, oltre che per l’occhio. Mi piace quando da carta silenziosa si fa voce viva e sincera, come quei racconti trasmessi oralmente nella cultura Igbo/Nigeriana, la mia comunità d’origine. Così il flusso di poesia diventa un modo per riappropriarmi della mia storia.
Valentina e Viviana: Da scrittrice, come cerchi di costruire oggi quel “ponte” fra cittadini italiani che lo sono da generazioni e cittadini italiani che lo sono diventati e che spesso sono considerati, appellati ancora come “stranieri”?
Sandra Madu: Scrivendo poesie, per esempio. La poesia parla di noi nella maniera più intima possibile. È connessa con aspetti profondi ed essenziali dell’esistenza umana, e si fa portavoce di un “alfabeto del mondo” che non fa distinzioni.
Valentina e Viviana: In Nidi Vuoti (edito da deComporre Edizioni) viene raccontato un percorso di maturità e consapevolezza, ci racconti di più?
Sandra Madu: Nidi vuoti rammenta il vuoto lasciato dalla partenza di chi emigra per altre terre, tuttavia, ci indica anche la strada che ci porta a ritrovare e a riabitare la nostra casa comune. L’ultima sezione della raccolta, intitolata “meno estranei”, contiene infatti poesie dedicate all’amore, proprio per sottolineare il collegamento tra gli immigrati che sono qui da poco e chi è qui da tantissimi anni, ma anche tra gli italiani che qui sono a casa. Si tratta del sentimento d’amore che ci fa sentire meno estranei, capaci finalmente di fiorire.

Valentina e Viviana: Quanto è difficile per un cittadino di origine africana resistere alla barbarie dei luoghi comuni e ad una versione dei fatti alla “occidentale”, raccontata soltanto a metà?
Sandra Madu: Per superare i pregiudizi e fondare prospettive future è necessario, a mio avviso, sottolineare l’importanza di percorsi innovativi di conoscenza reciproca, creare nuovi modelli di convivenza lavorando sulla formazione di persone. La scuola diventa, in tal senso, il luogo relazionale più efficace di formazione e di mediazione, dato che già da tempo si confronta con i sempre più numerosi studenti di origini straniere che frequentano le scuole italiane in tutti i gradi d’istruzione. In questo contesto è importante offrire occasioni di riflessione alle nuove generazioni dando spazio (accanto a quelle europee) anche alle letterature della migrazione e a quelle africane.
Valentina e Viviana: Quali sono state le difficoltà maggiori nel sentirti “accettata” in un paese come l’Italia, dove ancora si fa molta fatica a riconoscere come italiani cittadini con altre origini?
Sandra Madu: Ho ottenuto la cittadinanza italiana un anno fa. Questo mi ha negato, fino ai 22 anni, la possibilità di votare e di scegliere chi volevo che rappresentasse il Paese in cui studiavo e in cui i miei genitori lavoravano, oltre ad avermi impedito di partecipare a formazioni nei paesi membri senza dover ricorrere a visti difficili da ottenere.

Valentina e Viviana: Il tuo cognome in lingua Igbo significa “essere umano”. Cosa intendi tu per “essere umano”?
Sandra Madu: Con “essere umano” intendo vivere secondo la modalità dell’essere e non dell’avere. Purtroppo spesso l’avere condiziona l’essere al punto tale che chi non ha non è. Tuttavia, è importante per me continuare a seguire un sistema di vita incentrato sull’essere, identificarmi con la vitalità e l’autentico rapporto con il mondo, che si oppone a quel rapporto di possesso e proprietà che spinge a volersi impadronire di ogni cosa.
Terra
O sacra terra nostra
sei ovunque la stessa
dimora degli esseri umani
In te nascono i frutti
che sfamano gli uomini
affamati
Muoiono i semi
e veniamo sepolti
martiri
Nei nidi vuoti
dai nidi colmi
di vuoto
O terra che ti impoverisci
dei tuoi stessi figli
orfani
Il grido di chi resta
la quiete di chi parte
nomadi
Primavera
Siate autunno
e primavera
come l’albero
che lascia cadere
la dorata foglia
affinché si apra
la nuova gemma
e che lascia che
il dolce frutto si stacchi
affinché il seme
in esso rinchiuso
trasmetta la vita
© Valentina Di Cesare & Viviana Fiorentino
© Sandra Madu
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