#podcastfest – Loredana Magazzeni legge da “Le droghe” di Laudomia Bonanni

Quel giorno di luglio del 1950, al rientro delle paranze, insieme col pesce sbarcarono la bomba.

Era usanza di approdare nel mezzo della spiaggia dove, insieme alle mogli dei pescatori, s’affollavano le bagnanti a comprare pesce, da mano a mano, ancora sguizzante. Sembra che prima della guerra si fosse riusciti. A indurli con le barche più in là, almeno per spandere sui cavalletti, senza intralciare, le lunghe reti color tabacco acutamente salmastre. Ma poi erano tornati al posto giusto, che era tra il vivo della gente.

Accadde così che in piena stagione balneare, quell’anno di pace, oltre al pesce sbarcassero una bomba. Nell’accalcarsi di donne e bambini a curiosare, venne portato avanti a braccia il grosso ordigno e deposto nella sabbia dinanzi ai casotti. Era di belle proporzioni, rossiccio di ruggine e maculato dal salso. Fu deposto e lasciato là.

(Mi trovavo in prima fila, bambina incustodita, mani femminili cercavano di tirarmi via.).

Fosse stanchezza dalla paura o il fatalismo che aveva preso un po’ tutti – se non l’aria stessa del luogo – fato sì che la gente non parve impensierirsene. Magari si credette disinnescata o comunque resa innocua dalla lunga immersione. Ci giocarono all’ingiro i bambini senza essere richiamati. Purtroppo lì intorno si andava a smuovere e impastare la sabbia, anche scavalcare passando e ripassando. Una bomba “spenta dall’acqua”. Giacché non la portavano via, ci s’era fatta l’abitudine. Sul bordo delle barche in secca, mentre la gente futile si bagnava, i pescatori in riposo fumavano guardando a quella loro grossa pesca.

Una mattina si trovò contornata da un argine di sabbia. Qualche ora dopo già i bambini lo sgretolarono. Poi arrivarono gli uomini, uno in divisa, girarono attorno, osservarono, toccarono, fecero risollevare e allargare l’argine di sabbia. Corse voce che avrebbero disinnescato la bomba. Ancora i maschietti (io tra quelli) vi sfrecciavano rasente in corsa e giocavano nelle vicinanze. A un tratto fu dato l’ordine di sgombrare la spiaggia.

Durò una settimana, il tempo di buttar giù la doppia fila centrale dei casotti. Non che occorressero alla bisogna sette giorni come alla creazione, ma tanti ne consumarono gli operai che smontavano pacificamente passandosi di mano in mano una tavoletta alla volta. Dall’alto del paese si poteva vedere la spiaggia coi mucchi di tavolato nel mezzo, gli uomini al rallentatore nel tranquillo lavoro e la gente che da una parte e dall’altra, usando promiscuamente i casotti non smontati, si bagnava. Via via tutti erano tornati, malgrado l’ordigno e le ordinanze.

Bisognò aspettare mezzagosto. Il 15, “punto di stelle”, misteriosa congiunzione astrale, che pare ogni anno volesse la sua vittima. Quel giorno si guardava superstiziosamente ai bambinelli vestiti d’un saio nero fin dalla nascita, che portavano il lutto alla Madonna, come si diceva, o per voto. Era giorno di spiaggia deserta, neanche il forestiero attentandosi a entrare in acqua.

La vittima rituale non poteva essere di bomba, sicché non s’ebbe paura. Tuttavia la gente restò nelle case. A mezzogiorno, ormai inaspettato, profondo riecheggiante, un rombo dalla terra squassò e riempì l’aria. Fino in cima al colle si frantumarono vetri. E giù alla marina volarono al cielo anche le tavole dei casotti lasciati in piedi.

(Io non sentii niente, dormivo nascosta nella legnaia, con uno zeppo di liquerizia in bocca, essendomi incapricciata per la proibizione di uscire.)

L’indomani i bagnanti erano accampati fra relitti e ombrelloni, in un’accolta zingaresca al centro della spiaggia. I bambini a scavezzarsi attorno e dentro l’enorme fossa dell’esplosione. Alla solita ora lì davanti approdarono le barche col pescato.

Questo fu il paradiso della mi infanzia, tutto verdazzurro con una bomba nera nel mezzo (come lo raccontai a pastello infinite volte sui primi quaderni di scuola), una grossa bomba che per me allora non scoppiò.

Da “Infanzia della bambina”, prima parte del romanzo Le droghe di Laudomia Bonanni (Bompiani 1982, prima edizione), ripubblicato da Cliquot nel 2023: https://www.cliquot.it/portfolio/3578/

Post in collaborazione con l’associazione “Donne in Alba”.

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