“La scrittura è un’esperienza catartica”: Anna Mahjar-Barducci, scrittrice multilingue tra l’Italia, Marocco, Pakistan e Gerusalemme.

di Valentina Di Cesare e Viviana Fiorentino

Latitudini/Latitudes

Anna Mahjar-Barducci vive a Gerusalemme. Giornalista e scrittrice italo-marocchina, interessata ai problemi di migrazione e identità, di madre musulmana, padre cristiano e marito ebreo, abbraccia sia la sua identità europea che il suo patrimonio culturale e ce li racconta nelle sue poesie e saggi.

Valentina e Viviana: Cosa significa essere donna e scrittrice in Italia? Ci racconti la tua esperienza?

Anna Mahjar-Barducci: Non vivo in Italia da molti anni. Mi sono trasferita a Gerusalemme, quando è nata mia figlia Hili nel 2009. Recentemente, però, sono tornata in Italia, per curarmi da un cancro al seno al centro senologico dell’Ospedale Santa Chiara di Pisa, dove ho trovato un percorso multidisciplinare integrato, che mi ha consentito di guarire, di ritrovare una qualità della vita e di riscoprire il concetto di resilienza, come una virtù fondamentale delle donne.

Essere scrittrici non è semplice in nessun paese del mondo. La difficoltà maggiore non consiste tanto nello scrivere un libro, ma nel farselo pubblicare. A ogni modo, una persona può scrivere solo per il piacere di scrivere. In Italia, sono tante le persone che scrivono e che si auto pubblicano dei libri… perché no? La scrittura, come altre forme artistiche, è terapeutica e può aiutare a mettere in ordine i nostri pensieri e le nostre emozioni. La scrittura è un’esperienza catartica. Credo pertanto che tutti noi dovremmo essere incoraggiati a scrivere fin da piccoli.

Italo Marocchina. Storie di immigrati marocchini in Europa, Diabasis, 2009

Valentina e Viviana: Scrivi soltanto in italiano o ti capita di produrre testi letterari anche in altre lingue? Se sì, quali incontri tra le lingue che parli sono più frequenti? Pensi che la tua scrittura sia influenzata dal tuo background culturale?

Anna Mahjar-Barducci: Scrivo in italiano e in inglese, ma mi è anche capitato di produrre brevi testi in spagnolo e in francese. A casa parliamo diverse lingue e qui a Gerusalemme, dove adesso vivo, è la normalità. Quando esco, sento per le vie della città molteplici lingue e differenti accenti: l’ebraico, l’arabo, il francese, il farsi, l’inglese americano, lo spagnolo argentino, il russo, etc. A casa, comunico con mia figlia Hili in italiano, mio marito invece parla con lei in ebraico, tra di noi comunichiamo in ebraico, in italiano e in inglese, e quando vengono a farci visita i miei genitori si aggiungono anche l’arabo e il francese.

La mia scrittura è sicuramente influenzata dal mio background culturale e dalle mie esprienze in paesi esteri come il Pakistan, a cui ho dedicato il libro “Pakistan Express, Vivere e Cucinare all’Obra dei Talebani” (Lindau, 2011).

Valentina e Viviana: Tuo padre è cristiano, tua madre musulmana e tuo marito ebreo. Tre mondi religiosi così apparentemente lontani e in molti casi percepiti come discordi. Quali sono state e quali sono le loro influenze sulla tua vita? Anche come scrittrice.

Anna Mahjar-Barducci: Ho imparato a guardare il mondo da più punti di vista, a pensare non solo come la penso io, ma anche come pensa l’Altro e a osservare con gli occhi dell’Altro. Ho imparato l’empatia, che è essenziale non solo per uno scrittore, ma nella vita in generale, per creare e costruire relazioni.

Valentina e Viviana: Nel tuo ultimo libro “Identità italiana” dai uno scossone ai pilastri sui quali si fonda il concetto più classico di italianità e mostri le facce più nuove seppur ormai consolidate di un paese multiculturale…

Anna Mahjar-Barducci: Non esistono realtà monolitiche e tutto è in perenne movimento, in divenire. Le migrazioni e la globalizzazione portano l’Italia a ridefinire costantemente la propria identità. La sfida dell’Italia è pertanto evolversi, cercando, in un gioco di equilibrismi, di mantenere la propria cultura e tradizioni secolari.

Identità Italiana, Melagrana, 2019

Valentina e Viviana: Quali sono le barriere che secondo te impediscono in maniera più decisiva a una consistente parte degli italiani di rendersi conto che il loro è un paese multiculturale? Possono l’arte e la scrittura contribuire a superare queste barriere? Come?

Anna Mahjar-Barducci: Penso che sia impossibile non rendersi conto che i figli dell’Italia hanno volti diversi e vari credo, e ciò non ha a che fare solo con le migraziani da paesi extra-europei all’Italia. Oggi, le persone si spostano di più, viaggiano di più e si innamorano di persone di altri luoghi e con culture diverse. Sono sempre di più gli italiani che trovano lavoro all’estero, si sposano con cittadini di altri paesi e hanno insieme dei figli. Questi figli sono cittadini italiani dalla nascita e hanno gli occhi a mandorla, la pelle di varie tonalità, e crescono bilingue o trilingue.

L’arte, la scrittura e la scuola possono contribuire a far conoscere meglio le sfaccettature dell’Italia. Per esempio, la maggior parte dei ragazzi non conosce la storia dell’ebraismo italiano, che invece è parte integrante della nostra cultura. Forse i nostri libri di testo scolastici dovrebbero dare più spazio a questi temi.

Valentina e Viviana: Hai scritto con la collaborazione di tua figlia il libro “La mia scuola è il mondo”, sul ruolo chiave dell’istruzione nell’educazione alla convivenza e al rispetto dell’altro. Che tipo di esperienza è stata? E quale pensi che sia l’impegno nell’educazione contro le forme di maschilismo?

Anna Mahjar-Barducci: Ho scritto con mia figlia il libro “La mia scuola è il mondo” (Melagrana, 2012) ormai quasi dieci anni fa, quando ancora non esistevano in Italia libri italiani per l’infanzia con personaggi, appartenenti a differenti culture. Il libro propone, attraverso un racconto semplice e delicato di una bimba di 4 anni, la necessità di mettere in movimento le proprie tante radici e non di reciderle per circoscriverle a un solo “territorio”. La scuola, in questo senso, appare come il miglior laboratorio di conoscenza tra culture diverse.

Le forme di maschilismo, che troviamo essere più evidenti in alcune latitudini del mondo come in Pakistan, dove ho vissuto per vari anni, possono essere combattute proprio con l’istruzione della donna, affinché possa diventare la forza motrice di cambiamenti culturali.

Identità Complessa

Ho una sola identità

Molteplici culture.

Non sono una contraddizione,

ma un individuo,

che bilancia elementi diversi.

Io sono l’Italia

Io sono l’Italia
Ho gli occhi neri, blu, a mandorla.
Ho i capelli lisci, ricci e crespi.
Ho la pelle olivastra, bianca, nera, gialla e rossa.
Io sono l’Italia
Sono cristiano, ebreo, musulmano,
buddista, induista, ateo.
Prego in chiesa, in sinagoga, in moschea, al tempio. Celebro il Natale, Hanukkah, l’Eid Al-Adha, il Carnevale, il Capodanno Cinese.
Io sono l’Italia
Parlo Italiano, il dialetto della mia città,
mi esprimo in tedesco, prego in ebraico.
Sono multilingue: parlo l’arabo, il cinese, l’albanese, il romanì. Quando parlo in Italiano, uso parole inglesi, francesi, d’origine latina, greca, araba, ebraica.

Io sono l’Italia
Sono nato a Roma, a Firenze, a Milano, a Napoli. Sono nata a Casablanca, a Dakar, a Tripoli,
a Buenos Aires, a New York.
Io sono l’Italia
Sono nato in Italia da genitori italiani,
sono nata in Italia da genitori stranieri,
sono nato in Argentina e in Canada da immigrati italiani, sono nata in Francia da padre italiano e madre francese, sono nato in Italia da madre italiana e padre tunisino.
Io sono l’Italia
Sono nato in Italia da genitori marocchini. A casa parlo l’arabo,
ma in Marocco, mi sento uno straniero. A scuola, scrivo in Italiano,
con i miei amici comunico in Italiano. Penso in Italiano,
conto in Italiano,
sogno in Italiano,

la mia madrelingua è l’Italiano.
Io sono l’Italia
Mio nonno è nato a Bari, mio padre è nato in Canada, io sono nata in Canada, sono Italo-canadese. Mio nonna è nata a Lucca, mio padre è nato in Brasile, io sono nato in Brasile, sono Italo-brasiliano.
Io sono l’Italia
Mio padre è italiano, mia madre tunisina. Sono una figlia del Mediterraneo. Ho i colori e gli occhi di mia madre,
il sorriso di mio padre.
Dicono di me che sono metà Italiana, ma io sono un individuo,
che non si può dividere in parti:
io sono Italiana.

Io sono l’Italia
Mio nonno era un partigiano, un fascista, un comunista, un liberale,
un disertore, un deportato in un campo di concentramento.
Mia nonna era un contadina in Cina, ha cresciuto sei figli nelle Filippine,
pascolava un gregge in Marocco, era una piccola balilla. Mio padre è un impiegato, un pensionato, un operaio,
un avvocato, un disoccupato,
un venditore ambulante, un rifugiato politico.
Mia mamma è un’imprenditrice, ha fatto il ‘68, un’insegnante, una casalinga,
un supereroe, una badante.
Io sono l’Italia
Sono un esploratore, un viaggiatore,
sono Cristoforo Colombo, Amerigo Vespucci.
Ho scoperto l’America e in America sono stato discriminato. Sono Sacco.
Sono Vanzetti.
Ho lavorato la terra in Argentina.
Ho aperto un ristorante a Toronto.

Ho fatto fortuna a New York.
Non so più l’Italiano, ma mi sento Italiano.
Io sono l’Italia
Sono il Made in Italy,
sono la Moda sulle passerelle di New York, sono un Chianti nel miglior ristorante di Shangai. Sono un ricercatore romano negli Stati Uniti, sono arrivato in Italia, per cercare lavoro.
Io sono l’Italia
Ascolto Verdi e Puccini,
Nel blu dipinto di blu,
Lucio Dalla e i Rolling Stones.
Nell’I-pod scarico gli U2 e le colonne sonore di Bollywood. Mi commuovo quando canta il hazan in sinagoga
e quando mia mamma intona una ninna nanna.
Io sono l’Italia
Sono l’art. 3 della Costituzione italiana: Tutti i Cittadini hanno pari dignità sociale.

e sono eguali davanti alla legge,
senza distinzione di sesso,
di razza, di lingua, di religione,
di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Io sono l’Italia
Il mio nome lo trovi tra le pietre del Colosseo, nelle pagine del Risorgimento,
nel deserto della Libia,
tra le ceneri di Auschwitz,
nei mezzi di fortuna che attraversano il Mediterraneo, d’estate sulle spiagge dell’Adriatico,
in Via Montenapoleone,
in Via D’Amelio,
tra i sospiri di Venezia.
Io sono l’Italia
Mi chiamo Francesco, Avi, Maria, Lin, Mohammed, Cristina, Adina, Khadija, Ivan.

Io Sono
Leonardo Da Vinci, il più grande genio dell’umanità.
Io Sono
Primo Levi, catturato dai nazifascisti.
Io Sono
Le sorelle Fontana, le madri della moda italiana.
Io Sono
Aldo Capitini, il Gandhi italiano.
Io Sono
Hina, uccisa da mio padre per volere essere libera.
Io Sono
Il bambino Rom, apolide, nato a Torino.
Io Sono
Rita Levi Montalcini, Premio Nobel per la Medicina.
Io Sono
Antonio Gramsci, politico italiano di origine albanese.
Io sono
Parole nuove, che parlano terre e foglie lontane. Questo è quello che io sono:
Io sono l’Italia.

© Valentina Di Cesare & Viviana Fiorentino

© Anna Mahjar-Barducci

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